La caduta nel peccato e lo spazio sacro

(secondo l’Antico Testamento biblico)

Traduzione ed elaborazione di Manuel Morelli del testo:
Walton, John H., and Andrew E. Hill. Old Testament Today: A Journey from Ancient Context to Contemporary Relevance. Second edition. Grand Rapids, Michigan: Zondervan, 2013, pp. 62-64.


Se tu fossi invitato a cena a casa di un tuo amico, e durante il pasto inavvertitamente tu rovesciassi per terra il tegame pieno di spezzatino col sugo, imbrattando completamente le pareti della cucina, il pavimento e le tue vesti dalla testa ai piedi, sono certo che la tua prima preoccupazione non sarebbe quella di esserti rovinato i tuoi vestiti, ma piuttosto quella di aver sporcato la casa del tuo anfitrione che ti sta ospitando.

In un certo senso questo è proprio quello che è successo con la caduta nel peccato di Adamo, nel giardino dell’Eden.

La caduta è stata causata dalla disobbedienza. Nel pensiero popolare cristiano, si tende a considerare la caduta in termini di ciò che è successo a noi esseri umani: la perdita del paradiso, diventare vulnerabili alla morte, l’acquisizione della nostra natura peccaminosa. Tutto ciò è vero purtroppo, ma ci sono anche altri aspetti che gli israeliti avrebbero considerato alla stessa stregua, in quanto estremamente importanti. Prima di tutto, la perdita più grande non fu quella del paradiso, ma fu quella del libero accesso alla presenza di Dio. Era la presenza di Dio che faceva di Eden un luogo così desiderabile. Quando una famiglia affronta un divorzio e la mamma con i propri figli deve spostarsi da un luogo confortevole ad un monolocale stretto ed angusto, quel senso di desiderio che eventualmente potrebbero avere relativamente alla propria casa in termini di struttura accogliente è comunque insignificante se confrontato con la perdita della propria famiglia, dell’amore vissuto nelle relazioni familiari. L’edificio è secondario rispetto a chi lo riempie e lo abita. Ci avviciniamo a questo concetto nella teologia cristiana quando parliamo del peccato che causa la nostra separazione da Dio, anche se molte volte anche in questo caso pensiamo a ciò in termini legali piuttosto che in termini relazionali, senza considerare così il profondo dolore e la percezione che la vita non sarebbe più stata la stessa di prima, piena, perfetta, buona ed abbondante. Soltanto coloro che hanno affrontato personalmente un divorzio possono sentire ancora il “pugno nello stomaco” di quel dolore che si deve affrontare quando una famiglia va in frantumi. Allo stesso modo, noi dovremmo percepire quel sentimento di perdita, pentimento e vuoto; quella sensazione che ti dice che niente andrà più bene come prima. Proprio per questo si chiama “caduta”.

In secondo luogo, ciò che il peccato ha fatto a noi non è così importante come ciò che ha fatto a Dio. Certamente Dio è immutabile e lui resta Dio per sempre, ma nella concezione del mondo di Israele, la santità della presenza di Dio era molto più reale, piuttosto che per noi lettori occidentali. La loro preoccupazione relativamente alla purezza e alla santità richiesta nello “spazio sacro” potrebbe trovare una corrispondenza nella nostra società occidentale soltanto quando pensiamo a quei laboratori scientifici che lavorano con materiali altamente pericolosi ed infiammabili. Il peccato non è soltanto un problema temporaneo che può essere risolto con un colpo di straccio e di disinfettante. Il peccato è più simile ad un incidente nucleare che causa radiazioni che perdurano nel tempo e manifestano il proprio effetto distruttivo ancora oggi. Certamente c’è la dimensione del dramma umano di quelle persone che sono state irradiate e contagiate e quindi sono state costrette ad andare via dalle proprie case, come sfollati, ma c’è anche il dramma della terra che è stata contaminata e così rovinata. Questo rende l’idea della contaminazione che il peccato ha prodotto nel cosmo in qualità di sacro tempio di Dio. Nel mondo antico, quando un esercito conquistava un territorio e veniva distrutto il tempio locale, venivano spesso adottate procedure per contaminare quel luogo affinché quello spazio fosse reso sconsacrato in maniera perenne (2 re 10:26-27). In modo analogo, il cosmo “tempio di Dio“ è stato contaminato in maniera radicale dal peccato umano.

Un altro passaggio in cui viene presentato questo legame profondo tra la terra in qualità di spazio consacrato per la santa presenza di Dio e la problematica della contaminazione del peccato che profana tale spazio sacro è Levitico 26. In questo passaggio Mosé sta profetizzando relativamente al futuro di Israele che dopo aver preso possesso della terra promessa, avrebbe però infranto l’alleanza di Dio mediante la sua disobbedienza alla legge ed in tal modo avrebbe contaminato Canaan. Come Adamo, il figlio di Dio, era stato costituito da Dio stesso nel giardino santuario Eden per custodirlo, mantenerlo sacro e puro per la presenza di Dio stesso, e per esercitare il dominio come vice-re in rappresentanza del Re Yahweh, allo stesso modo la nazione di Israele, che Dio chiama “mio figlio“ in occasione dell’Esodo dall’Egitto, viene stabilito nella terra promessa, il nuovo Eden, per godere della presenza di Dio, governare come nazione di re e sacerdoti mediante l’osservanza della Torah (alleanza di Dio). Israele però infrange i comandamenti del Signore, incluso quello dell’anno sabbatico, intrinsecamente correlato con il riposo creazionale di Dio. Ogni sette anni la terra avrebbe dovuto restare incolta per godere di un anno di riposo. Gli Israeliti però non hanno rispettato tale legge divina e, a seguito della propria perseveranza nella ribellione e nell’idolatria generale, sono stati destinati all’esilio in Babilonia. La Bibbia dice che soltanto grazie all’esilio del popolo contaminatore, la terra di Canaan finalmente potè godere del riposo di Dio in quanto libera dall’influenza profanatrice del peccato del popolo.

Diventa ovvio quindi che il problema della contaminazione dello spazio sacro in cui Dio manifesta la sua presenza diventa la natura corrotta del popolo. L’unica soluzione per poter garantire lo stato di santità della terra è santificare prima il popolo che la abiterà. Esattamente in questo consiste la Nuova Alleanza profetizzata ad esempio in Geremia 31, Isaia 44 ed Ezechiele 36. Questa è esattamente la missione che è venuto a compiere Gesù, il Messia divino che nel suo sangue inaugura la Nuova Alleanza, stabilendo la nuova creazione, generando la nuova umanità. Secondo il linguaggio del Vangelo di Giovanni, Gesù è venuto “tabernacolando” sulla terra (Gv 1:14 – ἐσκήνωσεν), poiché lui è il vero tempio che manifesta la vera presenza di Dio. Inoltre, di conseguenza, tutti coloro che sono uniti a Gesù mediante la fede, e quindi fanno parte della sua chiesa, diventano a loro volta tempio dello Spirito Santo, casa spirituale del Dio vivente.

Questo cambio di paradigma è una delle grandi differenze tra il vecchio patto e il nuovo patto: mentre nell’Antico Testamento lo spazio consacrato alla presenza di Dio era eventualmente uno spazio geografico ben delimitato e riservato al solo popolo di Israele in qualità di nazione etnica eletta, ora lo spazio consacrato a Dio è un popolo internazionale, costituito da adoratori in spirito in verità, che confessano la propria fede nel Salvatore, ognuno dei quali ha ricevuto un cuore nuovo, circonciso dalla mano di Dio, sul quale lo Spirito Santo ha scritto la legge di Dio.

In tal modo Gesù ha prima purificato il popolo che andrà ad abiterà la nuova Canaan eterna, il nuovo Eden eterno, i nuovi cieli e nuova terra, risolvendo “a priori” il problema della contaminazione.

La chiesa riceve da Gesù il grande mandato di espandersi da Gerusalemme fino ai confini della terra, espandendo così l’immagine di Dio per tutto il globo, coprendo la creazione con il tempio di Dio. In tal modo la chiesa cristiana del Nuovo Testamento adempirà la missione che Adamo in Eden ha fallito e ciò che Israele in Canaan ha altrettanto fallito.

Gesù Cristo in tale modo consumerà la sua redenzione cosmica che include il rinnovamento totale e radicale del suo popolo e anche del suo creato: la sua chiesa finalmente governerà con lui le nazioni in qualità di nazione di re e sacerdoti nei nuovi cieli e nuova terra. In questa nuova creazione non sarà più possibile la contaminazione del peccato ma lo spazio consacrato di Dio che occuperà tutto il globo sarà costantemente puro per l’eternità.

Tematiche: Teologia biblica

Manuel Morelli

Italiano, romagnolo, sposato con Jania e padre di Rebecca e Rachele. Dopo gli studi conseguiti in ingegneria a Bologna, studia teologia presso IFED Padova con i prof. Bolognesi, De Chirico e Simonnin; presso il London Seminary con i prof. James, Green, Simonnin e Williams e si specializza in ecclesiologia battista presso 9Marks con la chiesa Capitol Hill Baptist Church di Mark Dever, a Washington DC. Oggi è il pastore della chiesa evangelica battista “Solo Cristo” Ravenna – Italy.

© Chiesa Solo Cristo

Il presente articolo può essere utilizzato solo facendone previa richiesta a Chiesa Solo Cristo. Non può essere venduto e non si può alterare il suo contenuto.