Introduzione al Vangelo secondo Marco

Obiettivo, stile, peculiarità, temi principali

Traduzione, adattamento ed elaborazione di Manuel Morelli del libro: Garland, David E., and Andreas J. Köstenberger. A Theology of Mark’s Gospel: Good News about Jesus the Messiah, the Son of God. Grand Rapids, MI: Zondervan, 2015, pp. 42-47.


Lo stile e la struttura letterale del Vangelo secondo Marco è singolare. Marco scrive in maniera succinta, dinamica, apparentemente disordinata.

Per un mero giornalista interessato alla sola cronologia dei fatti storici, Marco sarebbe un pessimo narratore. Ma Marco non è un giornalista, non è interessato solo alla sequenza dei fatti realmente accaduti. Marco è innanzitutto un teologo, interessato al significato dei fatti storici realmente accaduti, relativi alla vita di Gesù di Nazaret. Secondo Marco infatti la storia non può essere separata dalla teologia, poichè la vita di Gesù ci racconta chi è davvero Dio. Marco scrive intenzionalmente impiegando il suo stile unico proprio per presentare nel modo migliore non la successione degli eventi ma il significato degli eventi.

Infatti Marco è un discepolo diretto sia dell’Apostolo Paolo che dell’Apostolo Pietro dai quali ha ereditato il bagaglio storico-teologico. Specialmente da Pietro, Marco ha ricevuto la testimonianza diretta della vita, opere ed insegnamenti di Cristo stesso, che poi cristallizza nel suo scritto: il Vangelo. La teologia di Marco quindi, sebbene succinta, è la stessa dei due Apostoli. Alcuni concetti di Marco che potrebbero sembrare ambigui sono chiarificabili alla luce di una teologia più sistematica dei due Apostoli. Il Vangelo marcano è una sorta di “cartella .zip”: presenta pochi termini che sembrerebbero dare l’impressione di una povertà teologica, a volte confusa; ma quando si capisce il background storico e teologico di questo magnifico testo artisticamente elaborato, si riesce a fare “doppio click” e da ogni termine viene aperta una “cartella” ricca di concetti incredibilmente profondi. La teologia di Marco quindi esplode in un dipinto magnificamente variopinto e Cristo è proclamato in tutta la sua gloria e splendore. Basta essere lettori pazienti, senza preconcetti preconfezionati, studiosi amorevoli, accorti, ascoltatori teologicamente educati ed il Vangelo di Marco saprà ripagare le aspettative.

Lo stile di Marco è particolare perchè ricco di paradossi, enigmi e dilemmi apparentemente irrisolti. Questi elementi linguistici di tensione sono lo strumento usato da Marco per enfatizzare gli elementi teologici principali. Ora vedremo come fa!

Fin dai primi versetti del Vangelo, Gesù è presentato come protagonista assoluto: Marco lo distacca da tutti gli altri personaggi del racconto. Nei versetti di apertura, Marco getta le fondamenta del libro, dalle quali poi progressivamente erge l’edificio che presenta Cristo in tutte la Sue qualità speciali. L’incipit di Marco al verso 1 (che poi è il titolo del libro) è il balzo di partenza dal trampolino che consente poi all’autore di prendere il volo nei suoi salti carpiati per inneggiare Gesù e presentarlo gradualmente mediante la progressione della narrativa, per giungere così all’apice finale: la Croce e la tomba vuota. Come in uno spettacolo pirotecnico, Marco spara il primo botto iniziale per seguire poi con una sinfonia di razzi sorprendenti, uno più spettacolare dell’altro, e conclude con il capolavoro, il pezzo forte, la raffica finale che lascia tutto il pubblico senza fiato, come nelle migliori tradizioni di capodanno. Come perfetto studente di storia e teologia, Marco fissa la sua tesi iniziale, che poi comprova con il suo racconto seguente.

Con il progredire della storia, Cristo è dipinto progressivamente: la Sua opera e persona vengono fatte conoscere, in un crescendo narrativo.

Biblicamente il “Vangelo” di Cristo è definito “il mistero” divino. Come Dio avrebbe risolto il problema di Eden (Gen 3:15)? Mediante un personaggio che viene progressivamente definito, man mano che la Bibbia avanza nella sua presentazione. L’identikit del Risolutore divino viene progressivamente definito, ma fino al Nuovo Testamento questo identikit resta un mistero, una sagoma velata nell’ombra. Per i profeti e perfino per gli angeli il mistero del Vangelo era la preoccupazione e l’ossessione principale: essi anelavano ardentemente conoscere ciò che oggi noi, detentori della piena rivelazione del Nuovo Testamento, conosciamo (1 Pietro 1:10-12).

Biblicamente il mistero del Vangelo non è qualcosa che non è possibile conoscere in assoluto, ma è qualcosa che era occulto in precedenza (ombre dell’Antico Testamento) ma che ora è reso noto (sostanza del Nuovo Testamento).

Dato che il Vangelo stesso è quindi un mistero, Marco, in piena sintonia teologica, scrive il Vangelo con misteri, enigmi, ambiguità e paradossi. Per questo Gesù insegnava in parabole relative al regno di Dio; Marco non fa altro che imitare lo stile narrativo “velato” del suo maestro Gesù.

Il paradosso messianico è il cuore del Vangelo della salvezza: il Re divino liberatore è anche il Servo sofferente di Dio; la vittoria avviene tramite la “sconfitta” della Croce; la vita eterna viene conquistata mediante la morte.

Questo paradosso ovviamente disorienta solo i lettori ignoranti che non conoscono le profezie messianiche dell’Antico Testamento. Marco scrive in maniera compatta e sintetica perchè presuppone che i suoi lettori siano familiari con la Bibbia ebraica e siano partecipi di quelle aspettative messianiche. Chi stava aspettando il Cristo, il Messia liberatore mandato da Yahweh, poteva capire molto bene tutti i riferimenti, citazioni dirette ed allusioni presenti nel Vangelo di Marco al Vecchio Testamento. Chi ha una chiara conoscenza del background veterotestamentario non è confuso dall’apparente ambiguità di questo “corto” Vangelo ma anzi ne carpisce l’intensa continuità teologica di promessa-adempimento e ne è grandemente rafforzato nella fede, arricchito ed incoraggiato dalla fedeltà di Dio e dalla potenza del Suo Cristo.

Per apprezzare quindi la Cristologia di Marco bisogna concepire questo Vangelo alla luce del piano biblico di redenzione complessivo: da Genesi al Vangelo, il quale è l’apice della storia biblica.

L’introduzione di Marco è l’ouverture dell’orchestra che prepara la platea a ciò che verrà. È l’antipasto che prepara il palato alle portate principali che in maniera complementare costituiscono il ventaglio di sapori messianici.

Poi, in seguito, Marco presenta una Cristologia cosiddetta “sceneggiata”: Marco non si limita a insegnare concetti relativi a Gesù insegnandoli direttamente, ma le comunica in maniera indiretta mettendo in scena la storia di Gesù che tramite le sue opere e predicazioni lascia intendere chiaramente chi Lui è: Dio incarnato, Yahweh in persona venuto sulla terra.

I miracoli soprannaturali e gli insegnamenti di Gesù dotati di autorità divina non lasciano dubbi al riguardo. Cristo manifesta pienamente tutti gli attributi divini, prerogative esclusive di Yahweh Dio di Israele dell’Antico Testamento.

I paradossi ed i contrasti usati da Marco hanno anche lo scopo di comunicare al lettore la trascendenza di Dio: Gesù opera in maniera misteriosa poichè il nostro intendimento è limitato dinnanzi alla superiorità di Dio incarnato che opera al di sopra della nostra umana comprensione (Isaia 55:8).

Dio è superiore alla creazione poichè Lui è l’unico Creatore: per Marco questo mondo è il mondo di Dio nel quale Dio regna come Re sovrano assoluto; però coloro che non riconoscono Dio nella Sua autorità sono sotto l’influenza del potere satanico e resistono al regno di Dio.

Tramite Gesù Cristo il regno di Dio invade il mondo in una nuova maniera: la nuova creazione degli ultimi giorni è giunta tramite Gesù che inaugura il regno messianico definitivo. Con Cristo Gesù Il regno di Dio non è più una realtà lontana, non è più solo una speranza futura come lo era per Israele, ma è una realtà divina già arrivata, l’eschaton che invade l’era decaduta presente, il Regno eterno di Dio che già opera nella storia e non è più solo qualcosa di esterno al tempo. Grazie a Gesù il regno di Dio è qualcosa di così vicino che può essere sperimentato in questo mondo attraverso la predicazione ed i miracoli di Cristo. Tale regno divino trascende e va oltre ogni connotazione nazionalistica e politica perché porta un liberazione differente da quella meramente socio-politica. È una liberazione spirituale, dai poteri demoniaci e dalla fortezza del peccato umano.

Il cosiddetto “segreto messianico” implica che l’identità divina di Cristo sia occultata ad un determinato pubblico; però Gesù rivela pienamente la Sua identità divina attraverso le Sue opere miracolose ed il Suo insegnamento autorevole. Il problema che sta al cuore del Vangelo è che Gesù, il Messia e Figlio di Dio, viene crocifisso. Noi collochiamo la nostra fiducia in un Re che viene ucciso. Questa fu la delusione dei discepoli di Cristo alla fine dei Vangeli. Ma chiaramente la croce non ha l’ultima parola poiché Dio ha risuscitato Gesù dai morti. Dio ha l’ultima parola ed in Cristo dona la vita eterna!

Accettare Gesù come Messia e capire la vera natura spirituale del Suo regno implica diventare Suo discepolo ed amare la Sua chiesa, pagando il prezzo necessario quando richiesto. Il discepolato, i suoi requisiti, il suo costo ed anche la sua ricompensa è un tema centrale nel Vangelo di Marco. L’invasione del regno di Dio in questo mondo porta con sé implicazioni enormi sulla vita individuale del cristiano il quale è chiamato a rivedere radicalmente la sua vita intera, le sue priorità in accordo con la volontà di Dio. Non solo a livello individuale ma anche a livello comunitario, nella chiesa, il credente è chiamato a mettersi in gioco e a mettere in pratica la Parola vivente di Cristo.

La battaglia cosmica contro Satana ed i suoi servitori spesse volte è richiamata nel Vangelo. Dio non soltanto sconfigge Satana ma si oppone anche a uomini che contrastano Suo Figlio Gesù, rifiutandosi di credere in Lui. Chi crede nel Figlio è salvato ma chi non crede è già condannato! La persona di Cristo produce una spaccatura netta dell’umanità: chi crede in Lui e diventa Suo discepolo ereditando vita eterna, contro chi lo rifiuta persistendo nell’incredulità, nella ribellione contro Dio, camminando verso la condanna eterna. Alcuni si sottomettono al Re Gesù Cristo, altri cercano di resisterGli. Alcuni prendono la loro croce e seguono Gesù, altri Lo abbandonano, Lo deridono e cercano perfino di distruggerLo.

Così come Gesù Cristo non può essere concepito senza considerare la croce, così anche il discepolato non può essere concepito correttamente senza una giusta concezione della sofferenza, che ora è vista come parte della volontà di Dio il quale coordina ogni cosa per il bene di coloro che lo amano, per la loro salvezza e per la loro potente testimonianza grazie all’aiuto dello Spirito Santo. Le tribolazioni e le difficoltà nella vita cristiana hanno lo scopo di generare nel cuore del credente un forte senso di dipendenza da Dio, il quale è l’unico che può concedere maturità spirituale, unità nella chiesa e successo nella missione di evangelizzazione e discepolato. Nonostante le avversità sataniche, la resurrezione di Cristo e lo spargimento del suo Santo Spirito da Pentecoste in poi, garantiscono il successo della missione della Chiesa nell’adempimento del grande mandato (Matt 28). Questo è chiaro anche dalla conclusione del Vangelo di Marco (Marco 16:8) il quale riprende l’inizio del libro (Marco 1:1) facendoci capire che la tomba non è la fine del Vangelo; grazie alla resurrezione, è soltanto l’inizio!

Tematiche: Teologia biblica

Manuel Morelli

Italiano, romagnolo, sposato con Jania e padre di Rebecca e Rachele. Dopo gli studi conseguiti in ingegneria a Bologna, studia teologia presso IFED Padova con i prof. Bolognesi, De Chirico e Simonnin; presso il London Seminary con i prof. James, Green, Simonnin e Williams e si specializza in ecclesiologia battista presso 9Marks con la chiesa Capitol Hill Baptist Church di Mark Dever, a Washington DC. Oggi è il pastore della chiesa evangelica battista “Solo Cristo” Ravenna – Italy.

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